Dirigenti sotto le avance di altre sigle: un piano occulto per indebolire ITAMIL, che ha osato non firmare il contratto 22/24? accettiamo la sfida.

24.10.2025

(Il valzer delle poltrone – ovvero: l'arte di cambiare casacca con disinvoltura)

In ITAMIL vige una regola chiara, semplice e incorruttibile: l'onore non è in vendita, la dignità non si tratta.

Per questo motivo non saranno concessi incarichi dirigenziali ad ex dirigenti di altre sigle che, dopo aver lasciato le proprie organizzazioni, bussano alla nostra porta in cerca di nuove poltrone.

In ITAMIL non ci sono sedie da scaldare, ma ideali da difendere.

Ringraziamo, con un filo di ironia, le sigle sindacali che corteggiano i nostri dirigenti.

Le loro "avance" dimostrano che in ITAMIL ci sono persone di valore.

Peccato che, dietro certi sorrisi e certi inviti, si nasconda un piano ben preciso: indebolire chi ha avuto il coraggio di non firmare un contratto ingiusto e dannoso per il personale.

La stragrande maggioranza dei nostri dirigenti e iscritti resta però fedele alla linea e mantiene la schiena dritta.

Perché la coerenza non si baratta con una poltrona, e le promesse di incarichi migliori hanno vita breve quanto una stagione sindacale.

Conosciamo bene il copione del falso amico: per giustificare la fuga, inizia a dipingere scenari di problemi interni, tensioni, divergenze… una "mappatura delle criticità" costruita ad arte per coprire il vero motivo della partenza.

Di solito appartiene a una dellevtre categorie:

quelli dei problemi personali, che vanno rispettati (quando sono veri);

e quelli delle promesse personali, che si commentano da sole.

i frustrati, falsi peggio dei serpenti che soffrono del successo degli altri - i più pericolosi arrivando a raccontare bugie.

Intendiamoci: chi lascia ITAMIL per reale disaccordo o motivi familiari merita rispetto.

Ma chi se ne va per indebolire un sindacato scomodo, quello che non si è piegato alle logiche del potere, sta tradendo non solo un gruppo, ma un'intera categoria di colleghi.

Mentre veniamo esclusi dalla legge di bilancio, mentre non si parla di specificità né del rinnovo contrattuale 2025-2027, ecco che 18 sigle trovano il tempo e l'accordo per firmare un documento che ha il sapore dell'autoconservazione:

vogliono abolire il vincolo dei due mandati, permettere ai comandanti di diventare sindacalisti, e persino finanziare pensioni e indennità dirigenziali con i fondi dei propri iscritti.

Una parodia della rappresentanza, ma in carne e ossa.

E nel frattempo, alcuni ex dirigenti ITAMIL si uniscono proprio a quelle sigle, le stesse che hanno firmato quel documento e appoggiato un contratto che ha danneggiato stipendi e pensioni.

Che fine hanno fatto, allora, i paladini del malcontento?

Semplice: hanno solo cambiato platea, ma non copione.

Avrebbero potuto ritirarsi con dignità, restando fuori dai giochi.

Sarebbe stato più onorevole.

Invece hanno scelto di indebolire ITAMIL, nel tentativo di far apparire fallimentari le nostre lotte.

Ma non ci riusciranno.

Perché questa non è una battaglia di numeri, è una battaglia d'onore.

ITAMIL non cederà, anche a costo di andare contro i propri interessi immediati.

Chi proviene da altre sigle come ex dirigente non avrà incarichi né candidature.

Non diventeremo mai un partito.

Invitiamo tutti i colleghi a sostenerci in questa battaglia d'onore.

Non ci piegheremo, perché la nostra schiena dritta è l'unica bandiera che non si può comprare.