ITAMIL ESERCITO DENUNCIA – Dopo vent’anni tra blocchi e contratti inadeguati: il prezzo pagato dai militari italiani – ogni soldato ha perso fino a 30.000 euro. 600 euro al mese per riavere indietro i nostri soldi.

20.10.2025

La denuncia " non lasciateci soli, abbiamo bisogno del vostro aiuto" noi non abbiamo tradito i colleghi firmando l'ultimo contratto 22/24"

Da 13.000 euro a 30.000 euro (secondo il grado, l'anzianità e la categoria): ecco quanto ha perso ogni singolo militare negli ultimi vent'anni di contratti e blocchi.

Un danno enorme per le famiglie e per le pensioni. Serve un aumento di 600 euro al mese per recuperare il maltolto.

Premessa

Ogni militare, negli ultimi vent'anni, ha perso un potere d'acquisto che varia secondo il grado, la categoria e l'anzianità di servizio: da 13.000 a 30.000 euro a testa. Soldi sottratti alle famiglie e alle future pensioni, che rischiano di attestarsi attorno al 55% dell'ultimo stipendio.

I giovani militari, dopo lunghi anni di servizio come VFB e VFP4, devono poter ricostruire la propria carriera economica, altrimenti subiranno conseguenze pensionistiche ancora più gravi. A questo si aggiungono parametri e assegni di funzione fermi, la mancanza di un vero riordino delle carriere, famiglie divise dal lavoro e assenza di garanzie concorsuali per il passaggio in SPE dei volontari.

Sono tutte battaglie che ITAMIL ha già affrontato:

A differenza di altre sigle sindacali dell'Esercito e interforze, ITAMIL non ha chiesto all'ultimo incontro con il ministro della difesa vantaggi per i dirigenti sindacali in distacco, ma ha difeso soltanto i diritti economici e professionali del personale militare.

La nostra busta paga piange i debiti aumentano

Un graduato al netto oggi avrebbe dovuto percepire 2.300 euro, un graduato aiutante 2.900 euro, un sergente maggiore aiutante 3.100 euro, un maresciallo (anziano),3.200 euro, un luogotenente 3.400 euro. (Ipotesi stipendiali)

Ecco perché chiediamo 600 euro di aumento mensile come primo passo per sanare vent'anni di ingiustizie.

Piange anche la dirigenza dell'Esercito, mal rappresentata da sigle sindacali che, al di là delle foto con il Ministro, hanno portato un magro aumento simbolico di 30 euro per tutti i dirigenti, che vengono risucchiati dalla crisi dei salari che ha colpito brutalmente i contrattualizzati.

Involuzione contrattuale

Il personale statale e militare ha subito il blocco 2010-2016 con otto tavoli negoziali chiusi nel 2009: stipendi fermi, indennità e classi bloccate, inflazione oltre il +10%.

Con la sola "contabilità della serva", abbiamo perso: 7.800 € per i gradi iniziali,fino a 10.000 € per i gradi superiori, e ritardi fino a 10 anni per il passaggio in SPE dei VFB e VFP4.

Per pagare le indennità accessorie, sono stati utilizzati 920 milioni di euro del fondo per il riordino delle carriere — risorse che dovevano servire a riequilibrare il sistema, non a prosciugare.

Gli aumenti contrattuali successivi (2016-2018 / 2019-2021 / 2022-2024) hanno solo parzialmente compensato l'inflazione: stipendi cresciuti solo nell'ultimo anno del triennio, vacanza contrattuale da 15 euro per i due anni precedenti.

Ogni militare ha perso mediamente 13.800 € in sei anni, fino a 30.000 € per chi ha oltre vent'anni di servizio.

L'ultimo rinnovo, firmato il 18 dicembre 2024, doveva essere l'anno del riscatto: invece ha aggravato la sperequazione, lasciando ancora una volta indietro i militari.

Nel frattempo, la Legge di Bilancio 2025 non ha coinvolto i sindacati militari. Le promesse di aumenti da 90 a 190 euro lordi nel triennio 2025-2027 non si vedono.

Abbiamo cinque disegni di legge sulle pensioni per alzare i coefficienti fermi, ma senza coperture nella Legge sulla Specificità.

Il risultato: inflazione e gap retributivo del 20% (2010-2024) ancora da recuperare.

Dati ISTAT e analisi economiche

Secondo l'ISTAT, nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie italiane è aumentato del 2,7%, ma il potere d'acquisto solo dell'1,3%, segno che l'inflazione continua a erodere i salari.

Tra il 2019 e il 2024 la perdita complessiva del potere d'acquisto delle retribuzioni contrattuali è stimata al 10,5%.

La spesa media mensile delle famiglie (2023) è aumentata del 4,3% nominale ma diminuita dell'1,5% in termini reali.

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in più occasioni, ha richiamato il Parlamento e il Governo a "proteggere il potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie, elemento di coesione sociale e di giustizia."

Le richieste di ITAMIL

Per uscire dalla crisi del sovraindebitamento delle famiglie militari, chiediamo:

1. Finanziare pensioni e indennità operative con un fondo dedicato alla Legge sulla Specificità (art. 19 del D.Lgs. 66/2010).

2. Destinare il 10% delle risorse contrattuali allo straordinario, eliminando ogni forma di pagamento forfettario (CFI e CFG) non conforme alla Costituzione.

3. Aumentare gli stipendi di 600 euro mensili, primo passo per saldare vent'anni di ingiustizie economiche.

4. Modificare la legge 46/2022, concedendo alle associazioni sindacali militari la possibilità di trattare anche questioni di mobilità, trasferimenti, temporanea assegnazione, Legge 104, art. 42 bis e art. 267.

Conclusioni

Il Governo deve compiere una scelta epocale: non chiediamo privilegi, chiediamo giustizia.


Restituire ai militari quanto è stato loro sottratto significa riconoscere il valore di chi difende l'Italia ogni giorno.


Recuperare i fondi su salari, indennità e previdenza attraverso la Legge sulla Specificità, ridurre la pressione fiscale sul modello delle partite IVA, e destinare nuove risorse provenienti dai fondi NATO e Difesa al personale.


Solo così si potrà ridare dignità, sicurezza e futuro a chi serve lo Stato in uniforme.


Palermo 20/10/25


Il segretario Generale

Girolamo Foti