Militari in attesa di risposte: Itamil chiede un incontro a Giorgia Meloni sulla Legge di Bilancio 2026 " il piatto dei militari piange".

Palermo, 28 ottobre 2025 — Il sindacato Itamil Esercito, attraverso una lettera indirizzata alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha chiesto un incontro urgente per discutere delle criticità che da anni gravano sul personale militare. Al centro della richiesta, la mancanza di confronto con le organizzazioni sindacali in merito alla bozza della Legge di Bilancio 2026 e la perdurante assenza di misure concrete a tutela dei lavoratori in divisa.
Il segretario generale Girolamo Foti denuncia "una perdita economica media tra i 23.000 e i 30.000 euro per ciascun appartenente alle Forze Armate", frutto — secondo quanto evidenziato — di oltre vent'anni di blocchi stipendiali e contratti collettivi inadeguati.
> "Le parole di riconoscenza verso i servitori dello Stato — si legge nella lettera — non si sono ancora tradotte in azioni concrete. Le famiglie dei militari vivono disagi crescenti legati al pendolarismo, alla carenza di alloggi, alla mancanza di sostegno sanitario e familiare, e all'invecchiamento del personale".Il sindacato sottolinea come l'attuale situazione stia generando "disagio, demotivazione e conseguenze sociali gravi: separazioni, sovraindebitamento e stress da lavoro correlato".
Foti evidenzia inoltre la totale assenza di un dialogo istituzionale con le organizzazioni rappresentative del comparto Difesa:
> "Non siamo stati convocati per discutere della specificità del personale militare né del fondo per la previdenza complementare, che giace da anni in Parlamento nonostante numerosi disegni di legge".Tra i punti più critici segnalati, anche la mancata estensione al personale militare di alcune tutele già riconosciute ad altri lavoratori pubblici, come la temporanea assegnazione prevista dall'art. 42-bis del D.Lgs. 151/2001 e le agevolazioni della Legge 104/1992.
La Legge di Bilancio nel mirino
Dall'analisi della bozza della manovra 2026, Itamil rileva l'assenza di interventi dedicati al personale in divisa.
> "Il Governo — afferma Foti — non ha convocato le rappresentanze sindacali, in violazione del D.Lgs. 195/1995. L'unica misura positiva è la riduzione dell'aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi medi, ma riguarda tutti i dipendenti e non riconosce la specificità dei militari".Il documento denuncia anche l'esclusione del comparto Difesa dalla defiscalizzazione degli emolumenti accessori e l'innalzamento dell'età pensionabile, "in contrasto con il principio di specificità sancito dalla Legge 183/2010".
Secondo i calcoli di Itamil, se negli ultimi vent'anni i rinnovi contrattuali avessero rispettato i parametri previsti, gli stipendi del personale militare oggi sarebbero superiori "di almeno 600–700 euro mensili". La perdita di potere d'acquisto, unita a pensioni future più basse, sta generando "un problema sociale di vasta portata": nei prossimi dieci anni molti militari andranno in pensione con assegni "pari al 55% dell'ultimo stipendio".
"Non cerchiamo scontri, ma rispetto e dialogo"
Pur esprimendo forte preoccupazione, il sindacato ribadisce la volontà di evitare manifestazioni di piazza e di privilegiare il confronto istituzionale.
> "Siamo consapevoli che quella attuale sia solo una bozza di manovra — scrive Foti — ma non vogliamo che si ripeta l'esclusione subita nel contratto 2022–2024".Itamil rivendica la propria coerenza nel non aver firmato l'ultimo contratto di categoria:
> "Non per paura o per convenienza politica, ma per rispetto verso i colleghi che rappresentiamo. Siamo un piccolo gruppo di donne e uomini coraggiosi, con la schiena dritta, che non intendono arrendersi".Il segretario conclude con un appello al Governo: "Vogliamo riscattare la dignità dei servitori dello Stato, restituendo serenità alle famiglie dei militari. Non chiediamo privilegi, ma la possibilità di vivere con dignità e orgoglio".
